Gioco d'Azzardo Patologico

 

Il Disturbo del Gioco d’Azzardo Patologico (Pathological Gambling, PG) ed i problemi a esso correlati sono stati per lungo tempo sottovalutati da un approccio scientifico-clinico, facendo si che questa tipologia di disturbo venisse inclusa nell’esclusivo ambito del “vizio”.

Scarsa attenzione è stata inoltre posta sull’entità dei costi sociali che questa malattia comporta; le sue specifiche caratteristiche causano infatti delle pesanti conseguenze che gravano direttamente non solo sul giocatore stesso ma anche sui propri familiari in relazione sia ad aspetti puramente psicopatologici, che ad aspetti economici e relazionali.


E’ stato possibile stimare che circa l'1,5-3 % della popolazione italiana sia colpita da questo disturbo caratterizzato da un periodo di esordio riscontrabile, molto frequentemente già in età adolescenziale e ben più raramente dopo i 40 anni di età. Il sesso maschile sembra esserne maggiormente colpito per motivi probabilmente legati a fattori socio-culturali, ma le ricerche in corso non hanno ancora evidenziato dei dati chiari a favore di una differenza di genere.

L’attuale nosografia psichiatrica non sembra aver ancora fornito un preciso inquadramento di questa tipologia di disturbo. Fino ad oggi, infatti, si è tentato di inquadrare il Disturbo da Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) all’interno di diverse categorie diagnostiche: dall’appartenenza ai disturbi affettivi, allo spettro dei Disturbi Ossessivo-Compulsivi, alle patologie da “addiction”, fino ad arrivare ad approcci legati all’appartenenza alla sfera dei disturbi legati al “discontrollo degli impulsi”. In questa ottica, gli estensori dell’ultima edizione del Manuale per la diagnosi dei disturbi mentali (DSM IV-TR), hanno infatti deciso di classificare il disturbo GAP tra i disturbi dell’impulso Non Altrimenti Specificati (NAS)

Sintomatologia

Risulta molto difficile tracciare con chiarezza una linea di confine tra normalità e patologia nell’ambito del gioco, trattandosi di un comportamento abituale e riscontrabile in tutte le culture, spesso stigmatizzato ma di fatto accettato nei suoi aspetti più superficiali e marginali. Il confine tra la "normalità" comportamentale di chi scommette del denaro e di chi, attraverso il medesimo atto, manifesta il suo disagio è segnato da precisi sintomi di condotta. Ecco un elenco dei principali:

Fattori di rischio

La valutazione di questi soggetti ha permesso di identificare, almeno in via teorica, tre fattori in grado di favorire lo sviluppo del disturbo del gioco d'azzardo.
Il primo fattore si fonda sulla constatazione di un numero elevato di eventi di abbandono che il futuro giocatore ha subito nell’infanzia e nella prima adolescenza, come ad esempio:

Tali eventi, uniti, probabilmente, a fattori genetici responsabili dello sviluppo di reazioni depressive di fronte a episodi di perdita (temperamento depressivo), conducono a deficit nel processo di strutturazione del Sé, il quale a sua volta sembra essere responsabile dello sviluppo di condotte di dipendenza. Un altro significativo fattore di rischio sembra essere inoltre uno stretto rapporto di parentela con soggetti che abbiano sofferto del medesimo disturbo del Gioco D’azzardo Patologico.

Il secondo fattore sembra essere l’evidente coinvolgimento della dimensione “impulsività” nell’ambito del disturbo del gioco d'azzardo, in accordo con la recente letteratura:

Il terzo fattore sembra essere determinato da una serie di caratteristiche soggettive di “tipo”, come è stato possibile evidenziare frequentemente nel giocatore, come ad esempio:

Molti autori hanno, nei diversi studi, interpretato questi elementi come derivanti da una insufficiente capacità attentiva complessa, probabilmente conseguente ad un disturbo legato ad un deficit di attenzione con iperattività (ADHD), nell’infanzia.

Disturbi associati

Nei soggetti affetti da disturbo del Gioco d’azzardo Patologico si sono di frequente osservati alcuni specifici disturbi associati:

            

Articolo tratto dal sito:  http://www.doc.unifi.it/10_azzardo.html